Una provocazione, ma fino ad un certo punto, quella che ha preso piede in queste ore per quanto riguarda il possibile arrivo su Netflix di una serie su Garibaldi, rappresentato da un attore di colore. Tanto è bastato su Facebook per scatenare una lunga serie di commenti decisamente inutile. Sia perché ad oggi la piattaforma in questione non ha alcuna intenzione di lanciare un prodotto simile nel suo catalogo, sia considerando le solite polemiche sterili che si fanno in queste circostanze.

Come la provocazione della serie Netflix su Garibaldi di colore scatena impulsi pessimi

Insomma, oggi vogliamo spiegarvi come una banale provocazione della serie Netflix su Garibaldi di colore sia capace di innescare contenuti in stile “non sono razzista ma”, alla luce di altri prodotti televisivi che hanno seguito effettivamente un percorso del genere. Con polemiche annesse, soprattutto dall’ala sovranista del nostro Paese. Quella secondo cui risulta quasi blasfemo andare in questa direzione. Qui alcuni commenti a dir poco rivedibili in merito:

  • “Dopo la sirenetta, di colore, la fata turchina dall’ultimo film di Pinocchio, non mi sorprenderebbe se succedesse davvero una cosa simile”;
  • “Fa più ridere il fatto che si debba precisare che si sta scherzando. Stiamo andando dritti verso il baratro più profondo grazie al politically correct”;
  • “Cavour sarà interpretato da un filippino e Mazzini da un messicano non binario”;
  • “Da quando qualche anno fa hanno inserito i numeri arabi nelle scuole, è cambiato tutto”;
  • “Ah guarda, dopo Aquaman interpretato da Momoa e Motoko interpretata da Scarlett Johansson ci sta tutto, dalle sirenette nere ai Garibaldi a pois”.

Non manca, poi, chi ritiene che per evitare accuse di razzismo ma mantenere il politically correct, sarà interpretato da Carlo Conti. Insomma, tutti scatenati da alcune ore a questa parte a proposito del fantomatico progetto Netflix in merito alla serie su Garibaldi di colore.