Spesso siamo qui a prendercela coi cosiddetti leoni da tastiera, ovvero con persone che si sentono in diritto di poter scrivere di tutto davanti allo schermo di un PC o di uno smartphone, senza curarsi delle conseguenze delle proprie parole, ma quanto avvenuto con la storia del piccolo Mattia ritrovato (almeno in apparenza) merita una trattazione a parte. Già, perché gli sciacalli che fanno clickbait su una vicenda del genere, meritano solo disprezzo e magari qualche provvedimento da parte di Facebook.

Come hanno reagito agli admin che fanno credere che Mattia sia stato ritrovato oggi

Cosa sta succedendo? Fondamentalmente, oggi dobbiamo concentraci sulle sei opportune reazioni isteriche a chi fa credere che Mattia sia stato ritrovato oggi. Nella foto ad inizio articolo, infatti, trovate un esempio di post pubblicato da una pagina Facebook con oltre 300.000 fan. Chiaro l’intento di lasciar credere che il bambino travolto dalle onde giovedì scorso, durante l’alluvione nelle Marche, sia stato trovato vivo e vegeto. Sulla carta, un miracolo autentico, nel quale tutti ancora sperano. Qualcuno ha capito la strategia degli sciacalli, commentando in malo modo post del genere:

  • “Mi auguro davvero che i guadagni di coloro che fanno sciacallaggio sulla pelle di un bambino siano destinati all’acquisto di medicinali nei prossimi mesi. Senza onore, non conoscete vergogna”;
  • “Chi pensa di trattare una storia così triste, ingannando i lettori e avendo poco rispetto nei confronti della famiglia di Mattia, merita un ban a vita dai social;
  • “Pensavo di aver visto tutto, ma post del genere mi fanno cambiare idea”;
  • “Segnaliamo in massa queste pagine e chi pubblica post vergognosi”;
  • “Sareste capaci di fare clickbait anche con le vostre madri, fornendo loro notizie sulle pensioni”;
  • “Non c’è limite al peggio. Farci credere che il piccolo Mattia sia stato ritrovato dopo l’alluvione nelle Marche finisce nella Top 5 del non-giornalismo”.